SPOLETO

Nucleo urbano originario, raccolto ai piedi della rocca trecentesca e caratterizzato da vie strette, tortuose e spesso a gradinata, si affiancarono in età tardomedievale i quartieri disposti sul piano alla sinistra del Tessino, mentre lo sviluppo edilizio sull'altra sponda del torrente ebbe luogo solo in epoca recente, dopo la costruzione della linea ferroviaria. Comune di 349,63 km2 con 37.881 ab.; industrie tessili, metalmeccaniche, alimentari, grafico-editoriali, chimiche, calzaturiere, dei materiali da costruzione, dell'abbigliamento e della fabbricazione dei fiammiferi. Turismo. Sede vescovile. StoriaCentro degli Umbri, fortificato tra il sec. V e il IV a. C., dopo Sentino (295 a. C.) fu costretta al dominio dei Romani che ne fecero una colonia (Spoletium). Fedele alleata di Roma, lo fu soprattutto in occasione dello scontro con Annibale (217 a. C.) che fu sconfitto proprio davanti alle mura di Spoleto. Municipio nel Il duomo di Spoleto90 a. C., ebbe dalla dipendenza romana esclusivamente dei benefici, riconfermati nel basso Medioevo da Teodorico (493 d. C.) e da Belisario (536). Espugnata da Totila (545) fu poi restaurata dal bizantino Narsete e dopo l'invasione longobarda divenne sede di uno dei più vasti e importanti ducati d'Italia (v. sottolemma). Dopo la lunga parentesi ducale, S. (e il suo territorio) fu considerata a livello di provincia dello Stato Pontificio, governata da rappresentanti del potere centrale. Il capoluogo si resse a comune e, come le altre città, conobbe le lotte tra le fazioni e tra i signori locali, talvolta fomentate da sovrani esterni, come i Montefeltro, Gian Galeazzo Visconti e Ladislao re di Napoli (sec. XV). Nei sec. XVII e XVIII S. perse ogni importanza. Napoleone ne fece il capoluogo del dipartimento del Trasimeno (1809); il Congresso di Vienna (1815) la restituì alla Chiesa, che la perse il 17 settembre 1860 con l'ingresso delle truppe italiane. ArteDel periodo preromano restano tratti delle mura in opera poligonale; di età romana sono le mura in opera quadrata che circondavano l'abitato e l'arce. L'area del foro corrisponde all'attuale piazza del mercato; nella chiesa di S. Ansano sono inglobati i resti di un tempio a fianco del quale è l'arco di Druso e Germanico. Numerosi i resti di case romane con mosaici. All'estremità SW è il teatro romano del sec. I d. C., mentre l'anfiteatro, del sec. II, si trova fuori delle mura, presso il torrente Tessino. La basilica di S. Salvatore, notevole edificio paleocristiano risalente ai sec. IV-V e più volte restaurato, conserva vari elementi originari, tra cui il presbiterio con abside semicircolare; sull'interessante facciata d'impianto classicheggiante si innestano originali motivi di probabile influsso orientale. La chiesa di S. Pietro, eretta all'inizio del sec. V, ingrandita nel XIII, rifatta dopo un incendio nel sec. XIV e ancora nel XVIII, ha la facciata decorata da bei bassorilievi duecenteschi. I maggiori monumenti di S. risalgono tuttavia ai sec. XII-XIV, periodo di maggior splendore della città, nel corso del quale essa venne acquisendo il severo aspetto che ancora in larga parte mantiene. Il Duomo (sec. XII; aggiunte nel sec. XV e rimaneggiamenti nel XVII) ha un'imponente facciata romanica, preceduta da un portico rinascimentale e ornata da un mosaico bizantineggiante (1207). Nell'interno, in larga parte barocco, si trovano notevoli affreschi absidali con Storie della Madonna, dovuti a Filippo Lippi e aiuti (1467-69), affreschi e quadri del Pinturicchio, tele di A. Carracci. Al sec. XII risalgono anche le romaniche chiese di S. Eufemia, S. Gregorio Maggiore, S. Ponziano e l'interessante cripta di S. Isacco, con affreschi La Rocca di Spoletoraffiguranti la Decapitazione del Battista, Gesù in gloria, l'Ultima Cena. Le chiese di S. Domenico e S. Nicolò, gotiche, e il Palazzo Comunale risalgono al sec. XIII; al successivo la poderosa Rocca e l'imponente Ponte delle Torri, a dieci arcate, alto 80 m e lungo 230, che scavalca il torrente Tessino. Entrambe le opere sono attribuite a M. Gattaponi. Meno significative le realizzazioni dei secoli seguenti, fra le quali può ricordarsi il rinascimentale palazzo Arroni (sec. XVI), con facciata ornata di graffiti. La pinacoteca comunale conserva opere di artisti umbri dal sec. XIII al sec. XVI e altri dipinti di pittura italiana dei sec. XVII e XVIII. Musica: il Festival di SpoletoCittà importante già in epoca romana, nel sec. XVI fu sede di rappresentazioni organizzate nei palazzi. La vita musicale della città si imperniò per alcuni secoli (particolarmente dal XVI) sulla cappella musicale del duomo, che ebbe tra i maestri che ne furono a capo V. Sarti, F. S. Costanzi e A. Gargiulo. Alla metà del sec. XVII risale la costruzione del primo teatro permanente, il Nobile, nato in legno, ricostruito in muratura nel 1880 e ribattezzato Caio Melisso, e restaurato, dopo anni d'abbandono, nel 1958 per il primo Festival dei Due Mondi. Questa istituzione, creata da Giancarlo Menotti e dedicata alla musica, al teatro e al balletto, utilizza, oltre a questa sala e a vari luoghi cittadini (compresa la piazza del Duomo), anche il Teatro Nuovo, inaugurato nel 1864 e sede dal 1947 anche del Teatro Lirico Sperimentale. Il festival ha assunto subito rilievo internazionale e ha presentato memorabili messinscene di opere liriche (specie di Visconti), spettacoli di prosa d'avanguardia (Grotowski, il Café La Mama, l'Orlando Furioso di Ronconi) e importanti compagnie di balletto (soprattutto i Ballets U.S.A. di Robbins con molte prime assolute). Negli anni Ottanta il festival ha rinunciato in parte all'impronta avanguardistica, in favore di una linea più tradizionalista.Ducato di SpoletoSorto nei primi anni dell'invasione longobarda, fu affidato da Alboino a Faroaldo I (ca. 571). Posto quasi al centro della penisola, il ducato fu l'anello di congiunzione tra le terre longobarde del settentrione, dove risiedevano i re, e quelle del meridione (il Ducato di Benevento); nello stesso tempo godette una notevole autonomia per la lontananza del potere regio e le difficoltà delle comunicazioni, ostacolate dalla natura montuosa e dai possedimenti bizantini che traversavano l'Italia dall'Adriatico al Tirreno. Inoltre il suo sviluppo non incontrò valida resistenza nei territori confinanti perché l'autorità legittima, quella bizantina, era molto debole e le piccole signorie che vi prosperavano erano incapaci di collegarsi contro il comune nemico. La Chiesa, che esercitava una certa supremazia, preferì, specialmente in principio, mantenere buoni rapporti con S. per assicurarsi la via verso la Pentapoli e l'Esarcato. Già il secondo duca, Ariulfo (m. 600), aveva raggiunto la massima estensione territoriale allargando i confini a quasi tutta l'Italia centr., dalla Pentapoli al Ducato di Benevento, e minacciando la stessa Roma. Egli e i suoi successori trattarono con gli altri principi come sovrani indipendenti, imponendosi con crescente autorità nelle lotte e nei maneggi dell'Italia centro-meridionale. I re longobardi, preoccupati per tanta autonomia, tentarono spesso di ricondurli a maggiore obbedienza revocando a sé, secondo un antico diritto, la loro nomina e sostituendo gli indocili con i fedeli, ma con scarso successo. I duchi si dimostraronogelosi della loro potenza e in un ambiente politico tanto fluido non mancarono di alleati su cui contare, tra cui anche il papa, preoccupato di trovare un equilibrio in un'Italia divisa tra i Longobardi e i Bizantini. Caso tipico fu il governo di Transamondo II (720-742), più volte piegato da re Liutprando e più volte ribelle con il sostegno dei pontefici, per i quali aveva parteggiato in occasione dell'iconoclastia. Alla fine, abbandonato a se stesso, fu deposto e sostituito con Agiprando. Il duca Alboino giunse al punto di giurare fedeltà al papa e al re dei Franchi, ma fu vinto da Desiderio (759) e sostituito con Gisulfo. Anche per i papi tuttavia i duchi erano alleati scomodi e vicini pericolosi; pertanto non si lasciavano sfuggire le occasioni per imporre la loro supremazia o almeno per indebolirli. Quando Adriano I seppe della morte di Gisulfo nella battaglia delle Chiuse tra Desiderio e Carlo Magno (773), nominò un duca a lui gradito. La soggezione a Roma durò poco perché già nel 776 il ducato passò a Carlo Magno. Allora iniziò un nuovo periodo con duchi di origine francese più legati al potere centrale, sebbene non privi di una certa autonomia, della quale non mancò qualche abuso. Quando l'impero carolingio si sfasciò (887), essi riacquistarono l'indipendenza di un tempo e parteciparono alle competizioni per la corona d'Italia. Guido III fu il più forte avversario di Berengario I. Sconfitto il re alla Trebbia, si fece proclamare re (889) e incoronare imperatore dal papa Stefano V (891); l'anno seguente si associò al figlio giovinetto Lamberto. Papa Formoso, dopo averlo assecondato, intimorito per la sua potenza, chiamò in Italia il re di Germania Arnolfo, rinnovando le lotte. La morte di Guido (894) e di Lamberto (898) indebolì S. e la sua fazione in Roma, prima tanto potente da intromettersi e imporsi nelle elezioni dei papi. Sopravvennero tempi oscuri, di lotte e di contese, complicate dalle invadenze degli imperatori germanici e della Chiesa, che con Leone IX (1048-54) riesumò la donazione di Costantino per rivendicare a sé i diritti sul territorio. L'una e gli altri si contesero la sovranità del ducato e a vicenda vi nominarono i duchi; vi furono così anche duchi tedeschi. Federico Barbarossa, per punire S. della sua resistenza, la incendiò (1155), poi concesse il ducato a Guelfo VI di Baviera (1158). Nel 1198 Innocenzo III se ne impossessò e ottenne da Ottone IV la rinuncia a ogni pretesa (Dichiarazione di Neuss, 1201). Nuove discordie indussero l'imperatore a ritornare sulla sua decisione e a impadronirsene nuovamente (1210). Gregorio IX ottenne da Federico II il definitivo riconoscimento della sovranità della Chiesa su S. (1231) e il ducato fu soppresso nel 1247.

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